Il dio della morte

di stefania

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  1. vstefy77
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    Capitolo 1





    Shinju-ku: un deserto. Quello che solitamente era un quartiere pieno di luci e di vita era ora la rappresentazione più vera della desolazione; il freddo tocco della morte incombeva su quella che fino a poco tempo prima era stata una frenetica e vitale metropoli. Odore di sangue, odore di morte, questo si riusciva a percepire, in tutta quella distruzione; proveniva da ogni angolo di quelle strade era dolciastro e tuttavia nauseante.
    Ryo incedeva rapido attraverso quella devastazione con il cuore gonfio di angoscia nella spasmodica quanto speranzosa ricerca dei suoi compagni ma era terrorizzato all'idea di scoprire che potessero a loro volta essere stati travolti da tutto quell'orrore. Non vi era più volontà nel suo avanzare si lasciava guidare da una forza soprannaturale che pilotava ogni suo passo, che si trattasse dell'armatura o di qualsiasi altra potere a lui non interessava voleva trovare i suoi amici desiderava ardentemente vedere ancora i loro volti quel desiderio ossessivo lo sospinse fino a raggiungere il centro della città dove anni or sono era apparso il palazzo di Arago, dove ora sorgeva l'edificio in cui Suzunaghi aveva condotto lui e gli altri samurai per trarli in trappola. Era da li che proveniva quella forza? Erano li i suoi compagni? Il suo animo non ebbe neppure un attimo di esitazione, tuttavia quando oltrepassò quella soglia, una nebbia fitta e fluttuante lo avvolse fiaccando la sua volontà e intorpidendo i suoi sensi. La realtà così come la conosceva perse all'improvviso la sua consistenza e il ragazzo si trovò ad aleggiava come in limbo. Incapace di muoversi seppure ancora lucido tentò una reazione ma invano: il suo corpo era come morto. In quel momento apparvero di fronte a lui strane sagome, simili a ciuffi di seta bianca dapprima non riuscì a distinguerne la natura li vedeva contorcersi e agitarsi davanti ai suoi occhi sembravano possedere una propria volontà poi udì dei suoni provenire dal loro interno, richiami non distinguibili ma verso i quali il cavaliere della vampa si sentiva irrimediabilmente attratto. La sua armatura si illuminò e iniziò ad emettere dei suoni di risposta a quei lamenti. Un brivido di terrore gli attanagliò le membra e un terribile sospetto si insinuò nel suo animo. Pian piano cominciò a focalizzare quelle sagome trasparenti che continuavano a galleggiare davanti ai suoi occhi fin quando in quelle spettrali figure non riconobbe i volti dei suoi compagni. L'orrore si fece più grande quando vide i loro sguardi accesi di gelide fiamme bluastre fissarlo implacabili. Annichilito da quella visione Ryo si premette i pugni sugli occhi nel tentativo di scacciare quell'incubo terribile. Ma le sagome era ancora lì e stavano evocando il suo nome, presto divennero un'unica nitida voce, una suono rauco e lontano come se provenisse da un luogo remoto. I suoni scaturiti dall'armatura della vampa si fecero più forti e insistenti, e quando il ragazzo si trovò nuovamente faccia a faccia con l'Imperatore Splendente e la volontà dell'armatura stava per avere la meglio emise un urlo raccapricciante. In quel momento il telefono sul comodino squillò. Ancora stordito da quel brusco risveglio e madido di sudore il giovane allungò il braccio, e afferrò il telefono sopra il comodino, dall'altra parte udì la voce concitata di una donna.:
    “Finalmente!” sbottò impaziente “E tutta la mattina che provo a chiamarti, ma si può sapere dove eri finito? Ti ho cercato persino all'università, ma mi hanno detto che oggi non ti sei presentato.”
    Non appena Ryo ebbe riconosciuto la voce di Nasty, si sentì rinfrancato. Per un attimo aveva quasi temuto che il suo non fosse stato solo un sogno.
    “Non ho sentito il telefono!” disse in sua difesa.
    “Ero in pensiero!”
    “Non dovresti preoccuparti per me non sono mica un bambino!”
    “Si lo so però...”
    La voce di Ryo si fece più dolce. “Siccome ieri sera ho studiato fino a tardi, stamattina ho dormito un po' di più tutto qui!”
    “ Lo sai che non ti fa bene perdere ore di sonno? Non aiuta la concentrazione ”
    “Lo so ma gli esami sono vicini e non posso permettermi il lusso di farmi bocciare!”
    “Non dico questo però devi cercare di non strapazzarti troppo. Se arrivi al giorno degli esami troppo stressato rischi comunque di comprometterne l'esito ”
    “Va bene, d'accordo ne terrò da conto ok?” cantilenò in tono scherzoso.
    “Tanto lo so che poi farai di testa tua!”
    Ryo rise apertamente.
    “Mi conosci bene,”
    “Oh si, ho imparato presto. Risero entrambi. Poi Nasty ritornò un po' seria.
    Veniamo ad altro. Ti ho chiamato perché stavo pensando, visto che è tanto tempo che non ci vediamo, che forse farebbe bene a te e agli altri trascorrere il fine settimana tutti insieme qui da me. Ne trarreste beneficio, soprattutto tu, visto gli avvicinarsi degli esami e poi Touma potrebbe darti una mano negli studi, non credi?”
    “Chi Genius?” ribatté scherzosamente. “Non ho dubbi che possa aiutarmi ha la media del 30 e siamo solo al secondo trimestre!”
    “Touma è un ragazzo in gamba”
    “Uhm... Sembri piuttosto orgogliosa di lui!”
    Nasty dall'altra parte sussultò.
    “Per me sei tutti uguali e lo sai?”
    “Non ho mica detto il contrario.”
    “Allora che ne dici della mia idea!” tagliò corto lei.
    “Penso che non ci saranno problemi almeno non per me!”
    “Ho già sentito Touma e Seiji e sono favorevoli alla mia proposta.”
    “Mancano solo Shin e Shu.”
    “Se vuoi posso contattarli io.”
    “Mi faresti un favore.”
    “Bene allora ci penso io, mangio qualcosa e poi li chiamo penso di farti sapere in giornata cosa mi hanno detto.”
    “Va bene allora aspetto che mi telefoni.”
    “Sicuramente. A più tardi”
    Ryo posò il ricevitore e tentò di alzarsi nonostante non avesse proprio voglia. Un mancamento di forze improvviso però lo fece barcollare. Durò solo un breve istante quasi subito il ragazzo fu in grado di reggersi da solo sulle gambe. Si avvicinò alla finestra, e scostò le tende lasciando entrare i tiepidi raggi del sole poi aprì le finestre e respirò a pieni polmoni l'aria fresca e umida di quella giornata autunnale ritrovando un po' di giovamento.
    Ripensò allo strano sogno che aveva fatto e che lo aveva trattenuto nelle sue spire per tutte quelle ore. Non aveva voluto dire niente a Nasty per non turbarla in fondo poteva anche non significare niente.
    Raggiunse al cucina, accese il piccolo televisore portatile che teneva sul tavolo su un canale a caso e si avvicinò al lavello per iniziare a preparare il caffè senza però riuscire a smettere di pensare a quello che era accaduto. Non ricordava nulla della sera prima neppure a che ora fosse andato a letto, non sapeva neppure quanto ore aveva dormito, sicuramente più di quelle convenzionali. Intanto la Nhk che stava trasmettendo le previsioni del tempo all'improvviso interruppe il programma a causa di un'edizione speciale del telegiornale, ma Ryo era troppo preso dai suoi pensieri per accorgersene: la sua mente vagava altrove al nuovo edificio al centro di Shinju-ku, alle figure fluttuanti con i volti dei suoi compagni e all'armatura bianca... che ci fosse ancora di mezzo Suzunaghi? Impossibile il suo spirito inquieto aveva in qualche modo ritrovato una certa pace perché avrebbe dovuto tormentarli ancora. Forse era l'armatura bianca che voleva nuovamente metterli alla prova. Già le armature. Suzunaghi li aveva intrappolati nuovamente nell'inferno delle armature.
    “Sarete parte dei samurai troopers per l'eternità.” quelle parole risuonavano nella mente di Ryo come una sorta di maledizione a cui solo la morte, forse, avrebbe posto fine e il sogno che aveva fatto ne era la conferma.
    Dopo aver consumato una colazione frugale, si spostò nel bagno. Per tutto il tempo la sua mente aveva continuato a lavorare senza sosta senza però riuscire a darsi delle risposte. A torso nudo davanti allo specchio osservò sul suo viso i segni evidenti della notte agitata appena trascorsa, ma non c'era solo questo. Il suo volto e sul suo corpo riportavano le cicatrici di quella maledizione a cui prima Kaosu e poi Suzunaghi lo avevano condannato. Alcune erano evidenti come quella che di sbieco gli segnava il petto altre erano interne e più profonde ed erano quelle le più dolorose. Ryo le tocco idealmente facendo scorrere dito sul torace. Se fosse riuscito ad individuare il punto preciso in cui lo spirito dell'armatura risiedeva lo avrebbe strappato a mani nude dal suo corpo. Non aveva mai desiderato la morte, non era nel suo carattere, amava la vita e la natura studiava proprio per questo. In un certo senso si illudeva perfino di poter vivere un'esistenza normale come quella degli altri ragazzi, ma c'erano dei giorni, in cui il fardello che portavano con sé diveniva insopportabile. Allora cupi pensieri si facevano largo nella sua mente e respingerli diventava ogni volta sempre più difficile. Per scacciarli aveva spesso dovuto ricorrere a tutte le sue energie, chiudendo gli occhi e ripensando ai momenti felici seppur brevi che aveva trascorso in compagnia dei suoi amici. La loro vicinanza, il loro sostegno era l'unica cosa che gli dava la forza di andare avanti, l'unico appiglio a cui aggrapparsi nei profondi momenti di disperazione. Non era solo in quella valle di disperazione lo sapeva bene, divideva con i suoi compagni gli stessi pensieri, gli stessi dubbi, le stesse ansie e anche se non erano materialmente accanto a lui, né avvertiva comunque la presenza.
    Si aggrappò disperatamente a quel pensiero con tutte le proprie forze, poi aprì gli occhi e tornò a fissare il proprio viso nello specchio. Non era diverso da prima ma era come se alcune ombre che prima l'oscuravano fossero improvvisamente sparite.
    Decise di uscire, invece di telefonare. Sarebbe andato direttamente a casa di Shin, fare quattro passi non gli avrebbe fatto male anzi!
    Più tardi mentre attraversava l'androne del palazzo in cui abitava, Ryo ebbe la netta impressione di sentirsi osservato. Non era nuovo a quella sensazione gli era accaduto già diverse altre volte ma poi aveva finito con dargli peso visto che non era mai accaduto niente altro di preoccupante. Forse era solo l'ansia che gli tendeva dei brutti scherzi.
    Uscì fuori dal cancello e si incamminò verso la fermata dell'autobus, Shin abitava solo a qualche isolato da casa sua.
    Mentre era fermo ad aspettare, avvertì nuovamente la sensazione che ci fosse qualcuno dietro di lui che lo fissava. Volse lo sguardo prima a destra poi a sinistra e finalmente intravide la ragione di quel disagio, c'era una ragazza ferma a pochi passi da lui, aveva circa la sua età, lo fissava con un sorriso dolce che gli tendeva i lati della bocca, era di carnagione chiara quasi lattea, i capelli neri lunghi e fluenti ma sopratutto era straordinariamente bella, era la prima volta che Ryo la vedeva, era sicuro che non fosse di quel quartiere, erano anni oramai che vi abitava, da quando frequentava le scuole superiori ed era certo di non averla mai vista da quelle parti, invece lei continuava a guardarlo come se lo conoscesse da sempre. Quell'atteggiamento lo incuriosì e lo infastidì allo stesso tempo e quasi lo spinse ad andare da lei a chiederle chi fosse, invece fu proprio lei che mosse alcuni passi per avvicinarsi. Solo allora Ryo riuscì a vedere di che colore fossero i suoi occhi. Erano grigi, intensi, profondi e sembravano studiarlo con attenzione. Quella sorta di screening a cui fu sottoposto lo mise nuovamente a disagio e fece sorridere la ragazza mostrando una fila di denti lineare e bianchissimi.
    “Posso sapere chi sei?” chiese poco dopo Ryo indispettito da quell'atteggiamento così insistente.
    Al cospetto dello sguardo severo del ragazzo, la giovane sembrò arrossire leggermente.
    “Perdonami, sono proprio gran maleducata vero? Mia madre me lo diceva sempre che era sbagliato fissare le persone, ma tu...tu hai qualcosa di diverso...”
    Ryo la scrutò con attenzione aggrottando le ciglia.
    “Ti ho visto parecchie volte prendere l'autobus da queste parti e tutte le volte ti osservavo, avevi uno sguardo così triste...”
    “Tu non sei di questo quartiere? Non ti ho mai vista”
    La ragazza sorrise nuovamente.
    “No infatti ma abitavo qui molto tempo fa.”
    “Ti sei trasferita altrove con i tuoi genitori?”
    La ragazza scosse il capo con decisione e abbassò lo sguardo.
    “Loro sono morti molto anni fa, quando ero ancora piccola!”
    “Mi spiace io non...”
    “Non preoccuparti.” lo interruppe subito lei abbozzando un sorriso. “è trascorso molto tempo da allora oramai. non mi fa più male parlarne.” Lo sguardo della giovane era tornato quasi subito terso. Con un certo sollievo del cavaliere della vampa.
    “Sai passo da queste parti tutti i giorni è così che ti ho visto, mi hai colpito sin da subito, solo che...non ho mai avuto il coraggio di rivolgerti la parola” la sincerità con cui quella ragazza parlava suscitò le simpatie di Ryo.
    “Non mi hai ancora detto il tuo nome?”
    “Già che sciocca!” Disse dandosi un buffetto in testa. “il mio nome è Hanae.”
    “Hanae? Ripeté Ryo con dolcezza. “Mi piace, in giapponese vuol dire “bel fiore”!
    Il sorriso di lei si fece più largo.
    “Io sono Ryo, Ryo Sanada.”
    “Sanada?”
    Ryo annuì con fermezza.
    “Uhm...Porti un nome illustre!”
    Il giovane rise. "Non più di tanto".
    “Scherzi, Yukimura Sanada era un grande condottiero, coraggioso, rispettato e temuto persino dai suoi stessi nemici.”
    “Ne sai molto in merito?”
    “Beh, adoro le storie di condottieri ardimentosi pronti a dare la vita per i propri ideali.”
    “Non è poi così stupefacente!”
    “Perché dici così?”
    Ryo comprese di aver parlato troppo.
    “Niente lascia stare, ogni tanto parlo a sproposito. Beh che ci facevi da questi parti, vai anche tu all'università?”
    Hanae sussultò
    “No, purtroppo. Ma mi piacerebbe.”
    “Lavori allora?”
    “Si...” Ryo notò una certa esitazione nella sua voce.
    “Da queste parti?”
    “Non proprio. Ma come ti ho detto prima passo di qui spesso.”
    “Capisco.”
    In quel momento l'autobus si arrestò proprio davanti ai due ragazzi .
    “Io devo andare ora...però mi ha fatto piacere conoscerti Hanae.”
    “Anche per me è stato un piacere Ryo. Spero di rivederti.”
    “Beh se passi così frequentemente di qui non sarà difficile. E comunque abito in quella palazzina.” e indicò un grande edificio bianco un po' fatiscente fra altrettanti di uguale struttura e colore.”
    “Allora chissà magari una volta verrò a trovarti.”
    “Perchè no!”
    I due si strinsero la mano Ryo notò che quella della ragazza era insolitamente ghiacciata, nonostante la giornata particolarmente buona, ma non disse nulla si limitò a sorriderle, poi salì sulla vettura.
    Hanae lo salutò nuovamente con un breve cenno di mano. Lui si affrettò a prendere posto in fondo all'autobus voleva vedere quella ragazza che lo aveva così piacevolmente colpito ma non appena sbirciò oltre il finestrino in direzione della fermata si accorse con delusione che era già sparita.

    Edited by vstefy77 - 6/3/2012, 11:32
     
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