Frammenti sparsi

Tienimi per mano-->''Kohaku-chan, per caso sai come si chiamano questi alberi?''I due stavano tornando a casa da scuola, e stavano percorrendo un viale fiancheggiato da una doppia fila di alberi. Il palazzo dove abitava la famiglia Tsuchida era ad un solo isolato da quello in cui si trovavano gli appartamenti di Shu e Seiji. Ma quest'ultimo era ancora a scuola per gli allenamenti di kendo, così come Ryo e Hanabi erano ancora agli allenamenti dei rispettivi club, e quindi Kohaku e Shu erano soli. ''Sono tigli'' rispose la ragazza, e dopo una breve pausa aggiunse:''Sai? L'infuso di tiglio è più efficace della camomilla per curare il nervosismo e aiutare il sonno.'' ''Ah, davvero? Certo che tu, Kohaku-chan, sai un sacco di cose sulle piante e sui fiori''. Kohaku sorrise. ''E' stata la mia nonna paterna, quella di cui ti avevo parlato, ad insegnarmi tutto quello che sapeva. Si può dire che fosse una specie di strega.'' e fece una risatina, a cui Shu fece eco. Lui le disse:''Anche una mia prozia è un po' così, ma vive in Cina, ad Hong Kong, e non la vedo da quand'ero piccolo.Mi dispiace che tua nonna sia mancata... quanti anni avevi?'' ''Tredici'' rispose la giovane un po' mestamente ''e mi manca ancora molto''. ''Anche a me mancano i miei nonni... quelli naturali intendo. Però ero ancora più piccolo quando sono morti.'' Tornò a sorridere e riprese:''Ti intendi di erbologia, e sei sei sempre in mezzo ai fiori... più che una strega tu sembri una fata della vegetazione!'' E sei anche così dolce e carina,avrebbe anche voluto aggiungere, mentre arrossiva fino alle orecchie. Kohaku arrossì a sua volta, e balbettò:''Ma dai, che dici...grazie però...'' Shu la guardò sorridere:'Non voglio che smetta di sorridere'pensò. 'Vorrei tanto prenderti per mano...'

Senza scampo-->Una musica sommessa si insinuò nella mente ancora semi-addormentata di Touma, che nei giorni feriali avrebbe continuato a dormire beatamente fino all'ora di pranzo, ma ora non più.'Nanerottola malefica...' Adesso c'era lei, quella pigmea bionda e senza forme femminili che rispondeva al nome di Tenkawa Ruriko. Lei era dannatamente mattiniera, e non solo: appena sveglia, accendeva sempre la radio, e canticchiava pure. Certo, era a volume piuttosto basso, anche lui lo ammetteva, ma era mattina presto per lui, ecchecavolo. Se non altro, stava lentamente cominciando ad abituarsi, e coi rompiscatole c'era poco da fare. Touma si alzò sbadigliando, stiracchiandosi e borbottando improperi verso le tappette bionde con gli occhi azzurri e lentamente, molto lentamente, si avviò verso il bagno strascicando i piedi. Ruriko uscì da lì proprio in quel momento, anche lei in pigiama e spettinata ma decisamente più sveglia di lui. ''Buongiorno'' gli disse candidamente. '' 'giorno, nana'' le rispose lui guardandola in cagnesco. Ruriko alzò le spalle: ''E allora? Sono le nove e mezza. Le. Nove. E. Mezza.''gli disse in tono leggermente seccato, a mo' di scusa. Touma le rispose:''Tu vivi in una fascia di fuso orario differente... anzi in una dimensione spazio-temporale differente''. Ruriko, che scambiava battutine del genere col fratellastro tutti i santi giorni, non si scompose minimamente e ribattè:''Se qui c'è un alieno, di certo non sono io, sei tu quello che viene da un'altra galass...'' SBANG. Toma alzò gli occhi al cielo: ecco di nuovo. Mentre parlava, con la testa rivolta verso di lui, Ruriko stava tornando nella sua stanza, ma invece di passare per l'entrata aveva centrato la parete. ''E uno'' disse il ragazzo in tono più vivace, ridacchiando.''Sei sveglia da pochi minuti... hai infranto il tuo record personale, complimenti!'' ''E con ciò?'' ribattè Ruriko, in tono provocatorio, ma un sorriso le stava già spuntando sulle labbra. Touma lle si avvicinò, e le mise una mano sulla testa arruffandole ancora di più la corta chioma d'oro brunito. ''Con ciò,vuol dire che sei l'essere più assurdo che esista... e che io contro di te non ho scampo''. Detto questo, la baciò sulle labbra. Accidenti a lei e ai suoi occhioni celesti.

Lacrima --> ''Shin?'' Il ragazzo, che in piedi sul pontile stava fissando l'acqua come in cerca di conforto, si girò; i suoi occhi si persero dentro un altro azzurro, più chiaro e più freddo, eppure luminoso. ''Yuki... ti ho delusa, vero?'' Yuki sorrise un po' mestamente, ma scosse la testa. Mentre si avvicinava, gli disse: ''Hai agito secondo la tua volontà... una volta tanto. Hai paura, e l'hai mostrato: non c'è niente di male in questo.'' ''Allora tu cosa farai?'' chiese lui, in tono triste ma già meno angosciato rispetto a poco prima: Yuki aveva il potere di tranquillizzarlo, e questo anche prima, quando erano ancora solo amici. ''Ti seguirò, come ho sempre fatto'' rispose tranquillamente la ragazza. ''Se tu sceglierai di non combattere più, lo stesso farò io. Del resto, senza voi samurai noi 'sacerdotesse' possiamo fare ben poco, in materia di combattimento'' Shin annuì. ''Già, i vostri sono poteri difensivi, curativi e di supporto, non offensivi. Vi invidio.'' Tacque per qualche istante, e poi soggiunse, a voce più bassa: ''Tu, però, vorresti combattere al mio fianco ancora una volta, vero? Sei una delle persone più coraggiose che io conosca, lo sai. Io... io sono un vigliacco, e non ti merito.'' Non aveva ancora finito la frase, che uno schiaffo si abbattè sul suo viso. Yuki lo guardò, con quegli occhi che l'avevano fatto innamorare; occhi di ghiaccio azzurro che a volte si scurivano fino a diventare blu come il mare d'inverno, ma che altre volte erano limpidi, dolci e sereni come laghi di montagna in estate. ''Mori Shin'' disse Yuki in tono severo, ma senza alzare la voce. ''Se ti sento ancora pronunciare la parola 'vigliacco' riferita a te stesso, ti giuro che non te la caverai solo con uno schiaffetto! Sono stata chiara? Perche tu...'' La ragazza abbasso il capo, e i lunghi capelli neri le nascosero parzialmente il volto. Quando rialzò la testa, da uno dei suoi occhi scese una lacrima, una sola.Yuki mormorò, sempre con voce ferma: ''Non mi avevi forse detto... di essere il mio cavaliere?'' Shin sentì che il nodo che aveva alla gola si scioglieva lentamente. Solo per lui Yuki si mostrava così, vera, senza riserve. Lei però non aveva mai indossato una maschera, era davvero ciò che sembrava: matura, severa con sè stessa, giusta, leale e profondamente onesta. Non per niente la sua virtù era l'integrità. Ma era anche una ragazza in carne ed ossa, con le sue paure ed insicurezze. Forte, e insieme fragile: esattamente come lui, Shin. Il giovane allargò le braccia e la strinse a sè. Shinjo Yuki, la sua bianca fanciulla di neve, la sua perla. 'La devo proteggere' pensò. Fu allora che vide Byakuen.

Insieme--> Kohaku sospirò, e si sedette su una poltrona. Lì vicino, Hitomi e Hanabi erano sedute per terra, con le gambe incrociate e gli occhi chiusi, e si tenevano per mano: stavano cercando di mettersi in contatto spirituale con Ryo e Seiji, che erano stati trascinati chissà dove dopo lo scontro con quello strano ragazzo straniero. Apparivano decisamente provate, e Kohaku era preoccupata per loro, per i ragazzi, e soprattutto per Shu. Che, dopo il litigio con Shin, era visibilmenter scosso, ed era uscito dicendo che voleva restare un po' solo. Kohaku lo sapeva, e non gli era andata dietro. Lei lo capiva, ma comprendeva anche Shin, che tra gli altri quattro ragazzi era quello con cui andava più d'accordo e con cui sentiva più affinità. Anche Kohaku voleva la pace, che fossero tutti felici. Soprattutto non voleva più che la vita del suo Shu, il ragazzo che amava, fosse ancora in pericolo. Kohaku era una ragazza semplice, e lei stessa si considerava ordinaria: non aveva l'appassionato coraggio di Hana-chan, nè la quieta ma incrollabile determinazione di Hitomi-chan, nè la lucidità e la disciplina intellettuale della senpai Yuki, e nemmeno la temerarietà di Ruri-rin. Però durante la battaglia contro Arago e gli Youja anche lei aveva combattuto a suo modo, era sempre stata al fianco di Shu, senza mai perdere la speranza. E poi, non voleva essere di peso a nessuno, soprattutto per Shu e per Hanabi. Anche stavolta, avrebbe donato il suo potere, di cui ancora stentava a capacitarsi, alla persona che per lei era la più importante. Il suo pensiero costante era:'Devo proteggere tutti, anche se ho paura.' Lei si fidava di Shu, e sapeva che si sarebbe ripreso presto dalla delusione; e si fidava anche di Shin. Yuki aveva detto che se Shin avesse insistito a non combattere, nemmeno lei avrebbe più potuto farlo. Yuki era saggia, e aveva ascendente su Shin più di chiunque altro, tranne forse Shu e gli altri ragazzi; chissà, forse lei avrebbe potuto dissuaderlo. Anche Touma era saggio, e le altre ragazze e Shu avrebbero certamente compreso, come pure Nasty. Kohaku si mise una mano sul petto, e fece un respiro profondo. 'Parlerò con Shu, e gli dirò che non deve preoccuparsi.' Proprio in quel momento, la porta si aprì e Shu rientrò in casa. Kohaku si alzò, gli andò vicino e gli prese la mano. Fece per parlare, ma il ragazzo le sorrise e aannuì; anche Kohaku sorrise. Era batato un solo sguardo per capirsi. Loro due avrebbero combattuto, fianco a fianco, ancora una volta.

Anima--> Ai piedi di Seiji, giaceva la spada del Nimbo, spezzata in due, inutilizzabile. ''Come faremo, ora?'' fece il ragazzo, sgomento. ''Abbiamo ancora il mio potere'' rispose Hitomi, in tono incerto ''Ma non so fino a quando...'' Trasalì e gridò: ''No! Seiji!'' Anubis aveva già lanciato un altro colpo, che si stava dirigendo verso il samurai disarmato. Senza pensarci, la ragazza si slanciò in avanti e si parò davanti a Seiji, provando a bloccare il colpo con la sua barriera spirituale. Il colpo però la frantumò, colpendo Hitomi in pieno petto. La ragazza, senza un grido, cadde all'indietro. ''HITOMI!'' gridò Seiji sconvolto, mentre Anubis li osservava allibito. Ma, sorprendentemente, Hitomi si rialzò, anch'ella sorpresa. ''Non mi sono.. fatta niente?!'' disse, incredula. Ma sul suo petto il kanji di 'cortesia' aveva ripreso a brillare, e come mai prima. E dal petto della ragazza cominciòà a spuntare qualcosa. Che sembrava proprio... ''...l'elsa di una spada'' mormorò il giovane. Hitomi disse: ''Prendila, Seiji... credo che questa spada sia tua''. Vedendo che esitava, gli sorrise. ''Non preoccuparti... sento che andrà tutto bene''. Seiji la guardò negli occhi, poi sorrise a sua volta, ed estrasse lentamente la spada. Hitomi non avvertì nessun dolore, ma quando l'arma fu estratta completamente dal suo petto, si sentì leggermente svuotata, fiacca. Quella spada era identica a quella spezzata, ma più sottile,e più bella, ed emanava una luminosità incredibile. 'Questa è Hitomi' pensò Seiji, meravigliato è commosso. 'E' l'anima di Hitomi... ed è splendida.' Sorrise alla fanciulla che amava. ''Grazie'' le sussurrò, mentre anche lei gli sorrideva, incoraggiandolo con lo sguardo. ''Con questa spada, io non sarò mai più sconfitto!'' disse a voce alta e chiara, mentre tornava a fronteggiare Anubis.